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CORSO DI FLAUTO TRAVERSO

Il flauto traverso è uno strumento musicale della famiglia dei legni e quindi è un aerofono. L'attribuzione del flauto - oggi quasi sempre costruito in metallo - alla famiglia dei legni deriva dal fatto che, fino al XIX secolo, la quasi totalità dei flauti erano in legno. Il suo nome (anticamente: traversiere) deriva dal fatto che viene suonato in posizione trasversale asimmetrica, con il corpo dello strumento alla destra dell'esecutore ("di traverso").

Nella sua forma moderna, il flauto traverso (anche noto come flauto traverso da concerto occidentale) è uno strumento (cilindrico nel corpo centrale e nel trombino, leggermente conica la testata) che lo strumentista (detto flautista) suona soffiando nel foro d'imboccatura e azionando un numero variabile di chiavi (aperte o chiuse), che aprono e chiudono dei fori praticati nel corpo dello strumento, modulando così la lunghezza della colonna d'aria contenuta nello strumento stesso e quindi variando l'altezza del suono prodotto.

L'emissione del suono è dovuta all'oscillazione della colonna d'aria che, indirizzata dal suonatore sull'orlo del foro d'imboccatura, forma vortici che ne provocano l'oscillazione dentro e fuori dal foro e mette in vibrazione l'intera colonna d'aria. La forma moderna del flauto (cilindrico, a dodici o più chiavi) è dovuta alle modifiche applicate ai flauti barocchi (a loro volta derivanti da più antichi flauti a sei fori) dal tedesco Theobald Boehm (1794-1881) e ai successivi perfezionamenti ideati dai fabbricanti di scuola francese.

I flauti traversi moderni sono strumenti in legno o più comunemente in metallo (alpacca argentata, argento, oro, platino) composti da 3 parti:

  • Testata
  • Corpo centrale
  • Trombino o piede

I 3 pezzi vengono montati assieme tramite innesti a baionetta: lo strumento montato è lungo circa 65 centimetri con un diametro interno di circa due centimetri (lo spessore del materiale, nei flauti di metallo, è inferiore al millimetro, di alcuni millimetri per i flauti in legno). La testata è inserita nel corpo tramite un innesto lungo alcuni centimetri, che viene usato come dispositivo di accordatura: variando l'inserimento della testata nel corpo si da regolare la lunghezza complessiva dello strumento e, di conseguenza, l'intonazione. In passato questa tecnica veniva usata anche per variare la tonalità dello strumento, modificandone la nota fondamentale di diversi toni: questo però produce stonature nella tessitura dello strumento e la pratica fu abbandonata con l'avvento di strumenti completamente cromatici. La testata è chiusa a un'estremità da un tappo dotato di un foro filettato che ne permette l'aggiustamento mediante la rotazione di una ghiera ("tappo a vite") e la cui funzione è permettere l'accordamento delle ottave, operazione che viene fatta raramente.